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Fermarsi all'abbazia di Pomposa, antico monastero benedettino del VI secolo, situato nel cuore del delta del Po, significa immergersi nella storia. L'atrio della basilica, il campanile, gli affreschi del refettorio, dell'aula capitolare e della chiesa sembrano parlare, sembra che vogliano raccontarci secoli di storia: la lotta incessante dell'uomo e l'acqua, il rincorrersi continuo di natura e cultura, la vita dei monaci benedettini e l'esplosione artistica del 300'.
Per chi ama l’arte, l’abbazia di Pomposa è una tappa obbligata. Entrare nell’anima di questo monumento architettonico significa lasciarsi alle spalle la Romea ed abbandonarsi ad un luogo dove il tempo sembra essere ancora scandito dal suono delle campane. Ciò che cattura l’occhio, appena svoltato il sentiero che dal parcheggio conduce al complesso abbaziale, è il campanile: imponente, elegante, leggero, sembra quasi dissolversi nel cielo. Un faro di civiltà.
Capolavoro dell’arte romanica, il monastero sorse tra il VI-VII secolo sull'isola pomposiana, circondata dai rami del Po e dal mare; qui i monaci, nella quiete dei boschi, si dedicarono alla preghiera e al lavoro seguendo la regola di San Benedetto. Dopo il mille, raggiunse l’apice della fama e dello splendore divenendo un rinomato centro di spiritualità e cultura sotto la guida dell'abate San Guido. Personalità unica, carismatica, che seppe dare impulsi vitali a questo monastero, ingrandendolo e commissionando la costruzione dell’atrio: un quadro a cielo aperto. La vitalità e cultura di questo luogo furono determinanti, poi, per il rivoluzionario inventore della scrittura delle note entro il rigo musicale, Guido Monaco, ai più conosciuto con il nome di Guido d'Arezzo, che proprio qui, fissò il sistema di note musicali.
Attraversato il Palazzo della Ragione il percorso museale ci conduce negli ambienti in cui trascorrevano le ore i monaci benedettini: refettorio, dormitorio (ora adibito a museo pomposiano), sala delle stilate, aula capitolare e chiesa.
Gli affreschi del refettorio, dell’aula capitolare, della chiesa sono la testimonianza di storia, arte, religione. Ad esempio, la Cena di San Guido, parte dell’affresco della maestosa parete del refettorio, rivela la necessita di calare la narrazione religiosa nella realtà pomposiana.
Antico Testamento, Nuovo Testamento, Apocalisse, Giudizio Universale. Questo il ciclo di affreschi che ci accoglie e avvolge quando entriamo in chiesa. Sono la grandiosità dell’insieme e i particolari che difficilmente svaniscono nella memoria.
Per visitare l’abbazia prendiamoci il nostro tempo.